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  • Vesti la giubbaLuciano Pavarotti
  • Canta: il tenore Luciano Pavarotti
    Dall' Opera "I Pagliacci" de Ruggero Leoncavallo - 1892
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Original


Recitar,
mentre preso dal delirio
non so piu quel che dico
e quel che faccio.

Eppure è d'uopo. Sforzati! Va!
Sei tu forse un uomo?
Ah! ah! ah! ah! ah!
Tu sei Pagliaccio.

Vesti la giubba
e la faccia infarina.
La gente paga
e rider vuole quà.

E se Arlecchino
t'invola Colombina,
ridi Pagliaccio
e ognun applaudirà.

Tramuta in lazzi
lo spasmo ed il pianto,
in una smorfia il singhiozzo
e il dolor.

Ah! Ridi Pagliaccio,
sul tuo amore infranto.
Ridi del duol
che t'avvelena il cor!

L'azione si svolge in Calabria presso Montalto, il giorno della festa di Mezzagosto nel 1865. Nella piazza del paese arriva una pittoresca compagnia di attori che dovrà rappresentare lo spettacolo "Pagliaccio". La compagnia è formata da Canio, capocomico, Nedda, la sua giovane moglie e dagli altri due attori Peppe ed il deforme Tonio. Mentre i contadini festanti, arrivati da tutta la zona, circondano la carretta che trasporta la sgangherata compagnia, Canio, percuotendo una grancassa, annuncia che lo spettacolo avrà luogo alle ore ventitré. Nedda intanto è preoccupata, inquieta, perchè ama segretamente Silvio, un giovane del luogo che la convince a fuggire con lui durante la notte, dopo aver terminato lo spettacolo. Ma Tonio ha ascoltato tutto di nascosto e va ad avvertire Canio, che sopraggiunge, ma Silvio riesce a fuggire. Canio affronta Nedda e, con la minaccia di un coltello, le impone di rivelare il nome dell'amante. Nedda rifiuta, Canio sta per ucciderla, ma Peppe riesce a fermarlo, lo calma, e lo convince a prepararsi visto che il pubblico sta per arrivare e lo spettacolo deve cominciare. I commedianti entrano nel teatrino, mentre Canio è sconvolto al pensiero di dover far ridere il pubblico in un momento in cui è in preda alla più profonda disperazione. Il pubblico, compreso Silvio, comincia ad arrivare nel teatrino che è stato montato e prende posto per assistere alla rappresentazione. Dal teatro esce Nedda che, negli abiti di Colombina, gira fra il pubblico col piatto per incassare il prezzo delle sedie. Si avvicina anche a Silvio e gli rinnova l'impegno per la fuga. Finalmente si alza il sipario. La commedia non fa altro che rappresentare quanto è realmente successo nella prima parte dell'opera. Colombina (Nedda) passeggia nervosamente visto che è in attesa dell'amante, Arlecchino (Peppe). Sente che canta una tenera serenata, ma non può farlo entrare fino a quando non è sicura che lo sposo Pagliaccio (Canio) sia lontano. Lei, appena saputo che Pagliaccio è lontano, fa entrare Arlecchino. I due amanti si siedono a tavola e lui propone a lei di fuggire insieme. Improvvisamente arriva Taddeo, annunciando con urla che Pagliaccio sta tornando, schiumante di rabbia. Poi si nasconde, mentre il pubblico si diverte e ride. Arlecchino scappa dalla finestra. Pagliaccio entra furioso, aggredisce Colombina chiedendole il nome dell'amante. Canio, ormai impazzito per la gelosia che realmente prova, dimentica la finzione della commedia e minaccia di uccidere con un coltello Nedda se non svela il nome dell'amante. Il pubblico è affascinato dalla recitazione particolarmente realistica, ma Silvio sospetta che non si tratti più di finzione e tenta di salire sul palco mentre Canio colpisce a morte Nedda malgrado lei tenti di fuggire. Nedda chiede aiuto a Silvio, ma Canio, che ora ha capito chi è l'amante della moglie, lo colpisce al cuore. Alcuni spettatori salgono immediatamente sul palco e bloccano Canio, mentre Tonio, cinicamente, si rivolge al pubblico stupito: "La commedia è finita."

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