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  • Eulalia TorricelliOrchestra Casadei
  • Esecuzione Orchestra Casadei
    Autori: D. Olivieri - Nisa - P. Redi - 1947
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Original


I personaggi di questa canzone
ve li hanno inventati gli autor.
Se c'è attinenza con delle persone,
scusate gentili signor.

Qui si parla di una tale
che baciar una sera si fe'
da una guardia forestale
il cui nome è De Rossi Giosuè.

Voi non la conoscete,
ha gli occhi belli.
Chi?
Eulalia Torricelli di Forlì.

Voi non la conoscete,
ha tre castelli.
Chi?
Eulalia Torricelli di Forlì.

Un castello per mangiare,
un castello per dormire,
un castello per amare,
per amare De Rossi Giosuè.

Voi non la conoscete,
ha gli occhi belli.
Chi?
Eulalia Torricelli di Forlì.

Seconda parte, secondo programma.
Eulalia riposo non ha.
Dice a De Rossi: "Parliamone a mamma."
Ma l'altro risponde:"Va là!"

Poi la cosa si ingarbuglia
si ingarbuglia e sapete perchè?
Con il treno che va in Puglia
è partito De Rossi Giosuè.

Vuole morire Eulalia Torricelli.
Uè!
E mangia i zolfanelli
di Giosuè.

Fa testamento
e lascia i tre castelli.
A chi?
A chi non ha castelli come me!

Un castello lo dà a Nisa.
Un castello lo dà a Redi.
Un castello, ma il più bello,
al maestro Olivieri lo dà.

Poi dolcemente chiude
gli occhi belli.
Chi?
Eulalia Torricelli di Forlì.

La canzone inizia scherzosamente chiarendo che i personaggi di cui si parla sono stati inventati dagli autori, scusandosi per possibili attinenze con persone reali. Vi si parla di una tale Eulalia Torricelli da Forlì, innamorata della guardia forestale De Rossi Giosuè. Essa viene presentata al pubblico come una persona che "non conoscete" ma "ha gli occhi belli", rispondendo alla domanda "Chi?" con "Eulalia Torricelli da Forlì", e nel verso successivo la si ricorda come proprietaria di tre castelli, che usa per mangiare, per dormire e per amare il fidanzato. Tuttavia Eulalia vorrebbe ufficializzare la loro relazione ("dice: «parliamone a mamma»") ma De Rossi minimizza, anzi di lì a poco parte in treno per la Puglia. Eulalia allora si dispera, tentando il suicidio ingerendo le capocchie dei fiammiferi, gli "zolfanelli" che effettivamente fino a pochi anni prima contenevano fosforo bianco, ed erano tossici anche per contatto accidentale. Prima di morire però Eulalia detta il testamento, e qui c'è la parte più ironica e surreale della canzone, che stempera questo breve melodramma: un castello lo lascia a Nisa, uno a Redi e uno al maestro Olivieri, cioè agli autori della canzone e al direttore dell'orchestra. Era infatti la prima volta che nel testo di una canzone si nominavano gli autori. In altre versioni questi nomi vennero talvolta cambiati: ad esempio in una successiva del Beccaria si parla di Gigi stesso, di "Corrado" e del maestro Moietta, mentre nella versione del Quartetto Cetra questi versi un po' surreali vennero normalizzati nella "parrocchia", il "municipio" e l'"ufficio del Fisco"

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