- 4 marzo 1943Lucio Dalla
- Canta: Lucio Dalla
Autore: Lucio Dalla - 1971
Original
Dice che era un bell'uomo
e veniva, veniva dal mare,
parlava un'altra lingua
però sapeva amare.
E quel giorno lui prese a mia madre
sopra un bel prato,
l'ora più dolce
prima di essere ammazzato.
Così lei restò sola nella stanza,
la stanza sul porto,
con l'unico vestito
ogni giorno più corto.
E benchè non sapesse il nome
e neppure il paese,
m'aspettò come un dono d'amore
fino dal primo mese.
Compiva sedici anni quel giorno
la mia mamma,
le strofe di taverna
le cantò a ninna nanna.
E stringendomi al petto che sapeva,
sapeva di mare,
giocava a far la donna
con il bimbo da fasciare.
E forse fu per gioco,
o forse per amore,
che mi volle chiamare
come Nostro Signore.
Della sua breve vita, il ricordo,
il ricordo più grosso,
è tutto in questo nome
che io mi porto addosso.
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino,
per la gente del porto
mi chiamo Gesù bambino.
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino,
per la gente del porto
mi chiamo Gesù bambino.
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino,
per la gente del porto
mi chiamo Gesù bambino.
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4/3/1943 è una canzone di Lucio Dalla e della Nuova Equipe 84, incisa
nel 1971 e composta da Paola Pallottino oltre allo stesso Dalla. Presentata per
la prima volta al Festival di Sanremo 1971, fu la rivelazione dell'edizione del
festival, dove si classificò al 3º posto
Storia e significato del testo
Il brano racconta la storia di una ragazza madre che ha un figlio con un soldato
alleato. Il brano, prima di essere ammesso al Festival di Sanremo, era stato
oggetto di modifiche da parte della censura. In un primo tempo il titolo del
brano era Gesubambino, ma fu giudicato irrispettoso, per cui il maestro Ruggero
Cini l'aveva sostituito con la data di nascita del cantautore che era, appunto,
il 4 marzo 1943. Anche alcune parti del testo furono giudicate inadeguate. La
frase "mi riconobbe subito proprio l'ultimo mese" diventò "mi aspettò come un
dono d'amore fino dal primo mese", mentre "giocava alla Madonna con il bimbo da
fasciare" venne cambiata in "giocava a far la donna con il bimbo da fasciare".
Infine la frase che concludeva il brano: "e anche adesso che bestemmio e bevo
vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino" fu modificata con questa: "e ancora
adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù
Bambino". Il brano ottenne, comunque, un successo notevole.
L'autrice del testo Paola Pallottino in un'intervista all'Avvenire aveva
spiegato che "Gesubambino" voleva essere un suo ideale risarcimento a Lucio
perché era rimasto orfano dall’età di 7 anni. Dalla cantò per la prima volta
nell'agosto 1970 il brano, dal vivo, a Paola (provincia di Cosenza), dove sua
mamma aveva lavorato nell'immediato dopoguerra, nell'ambito del "ferragosto del
Tirreno" e successivamente, nel dicembre dello stesso anno al teatro Duse di
Bologna: i discografici della RCA l'apprezzarono al punto che decisero di
portarla a Sanremo.
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